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Come avere una racchetta da campione

tennis Internazionali BNL

Se vuoi avere una racchetta da campione devi carpirne i segreti e l’unico modo per trafugarli è quello di entrare nelle segrete stanze degli incordatori che, prima di allenamenti e match di importanti tornei internazionali, si occupano di soddisfare la migliore presa delle racchette più blasonate del pianeta: da Murray a Djokovic a Nadal a Federer a Serena Williams. Giocando in casa, anche agli Internazionali BNL di Roma abbiamo i nostri buon incordatori: Marco Rossano è stato negli ultimi anni a capo del team una squadra di 10 incordatori, tutti certificati Ersa (European Racquet Stringer Association), un loghista che disegna, usando degli stencil, i loghi sui piatti corde finiti e un vero e proprio runner che va a prendere le racchette direttamente sul campo dai giocatori, in quanto gli incordatori lavorano sempre anche per interventi urgenti, durante lo svolgimento delle partite.
Insomma, una squadra che spesso decide di un gesto conclusivo di un match storico perché se sei un tennista o se aspiri ad esserlo devi sapere che alla base della sensibilità del tocco di una racchetta, che appartenga a Nadal o allo sfegatato tennista della domenica, c’è l’incordatura. Vediamo allora come la differenza dell’intreccio corde influisce sulle performance

Piatto corde: tensione, tempi incordatura e misurazione

Dalle statistiche degli Internazionali BNL del 2016 si scopre che la tensione media delle giocatrici è ben 3 chili superiore a quella dei maschi: 25 kg contro 22.
Nel 2017 la situazione non è cambiata di molto in quanto la differenza è scesa a 2 kg ma, in effetti, sembra che le tenniste, circuito WTA, siano più attente al controllo rispetto alla potenza. Un piatto corde molto teso infatti garantisce maggior controllo però perde tanto di potenza. Appare inusuale dunque come le donne preferiscano non sfruttare l’aiutino del piatto corde per aumentare la potenza del loro gesto ma evidentemente si sentono più sicure e a loro agio in partito con un piatto corde molto teso.

Non pensate inoltre che un tennista top player si fidi incondizionatamente del suo incordatore! Anche se la fiducia e l’apprezzamente nei loro confronti sono cresciuti tanto che adesso i tennisti chiedono anche un loro parere e non si limitano a “commissionare” e basta, in realtà quasi tutti utilizzano un piccolo apparecchio elettronico, l’Ert 300 che, collocato al centro del piatto corde, simula, emettendo vibrazioni, l’impatto della palla. Scopo dell’apparecchio è misurare che le racchette siano state incordate tutte uguali in modo da non sentire differenza se si passa da una all’altra durante la partita.

Il rapporto indissolubile con la racchetta del tennista ATP non si ferma a questo perché per avere successo in partita è fondamentale che l’incordatura avvenga un tot di tempo prima. Anche un paio d’ore possono cambiare le cose perché più tempo passa dall’incordatura al match più il piatto corde si assesta e si “ammorbidisce”. Questa morbidezza permette di assorbire le tensioni e vibrazioni in partita.
Infine se devi valutare un’incordatura monocorda o ibrida sappi che quasi tutte le WTA scelgono la prima mentre il circuito ATP dei top players la seconda.

Insomma, una bella scelta, ma il sospetto che abbiamo è che, date le numerose dissomiglianze tra campioni top players, forse nessuna delle loro scelte sia giusta o sbagliata ma sia frutto della loro esperienza singolare e, dopotutto, non sarà un budello naturale o un filamento sintetico a decretare un campione.