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Cosa dovremmo imparare dai nuotatori

nuoto scuola di vita

Lo sport è una scuola di vita perché, come accade in ogni altro aspetto della vita stessa, si vince, si perde e si continua sempre a tentare, alle volte ripercorrendo gli stessi errori, altre volte correggendo il tiro: ecco che il nuoto, forse, può aiutarci proprio ad essere sempre più determinati e a conoscere tanto bene il nostro potenziale da saper virare al momento giusto ed evitare le ricadute seriali che, più o meno, ognuno di noi sperimenta nelle questioni di cuore, lavoro, familiari.

Dopotutto essere uno sportivo è uno stile di vita ed il nuoto è una vera e propria filosofia di vita: fare in modo che la tua vita diventi una corsia lineare, simile a quella di una piscina, può sembrare impossibile… ed invece un nuotatore lo sa fare!

Nuotatori: efficienti, dentro e fuori la piscina

La vita di un nuotatore scorre più veloce, ad ampie bracciate, l’abitudine a controllare il loro dispendio energetico attraverso il respiro, i battiti del cuore e centimetri di agognata distanza dal muretto o dalla piastra di gara lo ha reso coriaceo e resiliente. La maestria con cui svettano in acqua, armonici e ritmici tra le corsie acquatiche diventa un must nella vita, perché? Per due ragioni:

  1. Il nuoto è uno sport duro che richiede allenamenti quasi quotidiani, controllo del senso di fame e un fiato corto che in gara ti fa sentire quasi di morire. Questi sacrifici, ricompensati da una passione tale per cui nuotare diventa un sesto senso, portano a saper organizzare la vita al cronometro: saper incastrare impegni di lavoro o di studio con gli allenamenti e la vita sociale è davvero un’abilità.
  2. Il fiato corto con cui fende l’acqua insegna al nuotatore a saper bastare a se stesso, ecco perché sarà in grado di compiere il triplo delle azioni quotidiane di quelle compiute, nello stesso tempo, da un non nuotatore. Un vantaggio? Sì, se ami una vita col fiato sospeso, tanta adrenalina ma anche tanta dedizione.

Il nuoto insegna il valore della perdita

Lo sport, in genere, ha questo potere attrattivo che non ti fa mollare mai il pallone, la sbarra, la racchetta.. insomma l’intima complicità con il tuo sudore anche quando in un primo momento sembra non premiarti. Il nuotatore impara dalle sconfitte più che dalle vittorie perché le vede come opportunità di miglioramento o di riscatto. La motivazione nel nuotatore è come una dannazione perché, anche quando si è segnato il tempo di gara più soddisfacente, quello per cui hai convulsamente superato i tuoi avversari sentendo il tuo corpo sempre più eroico, non scegli di fermarti ma, nel peggiore dei casi di eguagliare la performance, nel migliore di superarla.

La chimera che il nuotatore raggiunge e sfida continuamente in un valzer impercettibile e impalpabile è il tempo, volatile, infinitesimale, periodico perché può scomporsi in infiniti decimali. Il nuotatore si rialza dalle sconfitte perché è resiliente ed è abile a riorganizzare la sua vita di fronte a qualsiasi imprevisto od evento traumatico.

Dopotutto c’è una sola cosa che non sa fare: affondare!

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