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Nuoto bimbi: il ruolo educativo dell’istruttore

nuoto bambini

“Il nuoto fa bene” sembra una massima, utilizzata come un mantra dai più ma, quando pensiamo allo sport per nostro figlio forse vorremmo saperne di più. In questo caso infatti stiamo decidendo non solo un allenamento perché dietro una scuola di nuoto c’è molto di più: un insegnante all’altezza di fare l’educatore, un corso di nuoto che dia a noi genitori sicurezza e infonda l’amore per l’acqua a nostro figlio, emozioni, valori, successi e insuccessi, gioie e delusioni da trasformare in insegnamenti di vita. Sei sicuro che stai scegliendo tutto questo e lo stai scegliendo bene? Se hai bisogno di un aiuto noi siamo qui per questo: abbiamo chiesto a Fabrizio Paschini, coordinatore scuola nuoto villa Aurelia perché è importante e quanto conta nella formazione di un bambino la figura dell’ istruttore sportivo per consentirti di toccare con mano l’esperienza di tuo figlio e sapere con tutta la ricchezza informativa che merita un genitore cosa stai davvero scegliendo per lui.

D: Fabrizio, un istruttore non è solo un coach tecnico e motivazionale ma anche un educatore, come affrontare questa missione?

L’istruttore ha un ruolo attivo nell’educazione di un bambino, non è un mero esecutore di una proiezione didattica degli stili di nuoto. Ecco perché un istruttore di nuoto deve essere preparato professionalmente ad affrontare questa “chiamata”. Troppo spesso si è dato per scontato il mito che il nuoto faccia bene a prescindere, dal momento che: per la nostra sicurezza personale, tutti noi dobbiamo imparare a nuotare e, per uno sviluppo armonico del fisico dei bambini, il nuoto è lo sport per antonomasia raccomandato dai pediatri. Eppure, questo è solo il punto di partenza, essere istruttore ed insieme educatore è un’altra cosa.

Bisogna garantire la persona, guardare prima di tutto lo stato d’animo, il bambino viene prima di noi, dei risultati, del talento.

D: Quali sono i valori educativi del nuoto?

È fondamentale capire che rispetto alla trasmissione dei valori di inclusione sociale, autostima, determinazione, rispetto del prossimo che sono alla base dello sport, non vale l’equazione: più tempo speso in educazione, più qualità dell’intervento educativo. In due ore a settimana circa di scuola nuoto il bambino assorbe tantissimo e questo tempo, da un punto di vista qualitativo, ha lo stesso peso, nel formare la sua personalità, di altre agenzie educative più pervasive come la famiglia e la scuola.

È l’ambiente in cui siamo immersi, a 360°, a formare il nostro carattere, da un punto di vista sportivo, scolastico, familiare ecc.

Il nuoto permette di acquisire ed allenare tenacia e perseveranza, il desiderio di voler superare le difficoltà, inoltre migliora l’autonomia dei bambini, allena la concentrazione, utile soprattutto sui banchi di scuola.

D: Puoi spiegarci quali sono i benefici del nuoto?

Il nuoto è una disciplina dove spesso è difficile far divertire il bambino: al contrario di alcuni sport, come il calcio o il basket, è molto più difficile coinvolgere un bambino in età evolutiva che ha bisogno di interazione, gioco. Il nuoto è uno sport più introverso, ecco perché sta all’istruttore avere le competenze per coinvolgere il bambino e fargli apprezzare nel modo giusto questa splendida disciplina. Ne vale la pena perchè gli darà tanti benefici: quello che infatti sembra un limite, l’essere uno sport intimo e solitario può essere trasformato in un valore aggiunto. Il nuoto permette di acquisire ed allenare tenacia e perseveranza, il desiderio di voler superare le difficoltà, inoltre migliora l’autonomia dei bambini, allena la concentrazione, utile soprattutto sui banchi di scuola.

D: Il momento più delicato è forse educare alla sconfitta come alla vittoria perché il nostro avversario non è un nemico ma un antagonista. Quanto è complesso far passare questo messaggio?

Di sicuro questo è il compito più delicato: la sconfitta è un momento di crescita ma è molto difficile farlo capire perché da un punto di vista sociale viene vissuta con frustrazione ed umiliazione, un momento dal quale non è più possibile ripartire. E qui subentra l’allenatore: un buon coach è quello in grado di far elaborare la sconfitta come momento di ripartenza per raggiungere nuovi obiettivi. È molto importante che questo messaggio venga assimilato da un bambino perché andrà a strutturare i mattoni della sua autostima, nel tempo, e lo renderà capace di affrontare le difficoltà.

Un istruttore bravo è quello che è supportato dalla famiglia del bambino.

D: Come gestite il rapporto con il genitore?

Un istruttore bravo è quello che è supportato dalla famiglia del bambino. Siamo fautori di una relazione circolare in cui tutto l’ambiente relazionale concorre alla formazione dell’atleta. Noi infatti ci teniamo a mantenere un rapporto e un dialogo costante con i genitori. Il clima di confronto è fondamentale, tenendo naturalmente distinti e separati i ruoli ma non allontanando mai il confronto. Incoraggiamo la presenza dei genitori durante l’allenamento e interveniamo solo qualora vi siano delle interferenze che possano snaturare i ruoli e rendere inefficace al formazione.

D: Come si fa a riconoscere un talento e farlo crescere senza che anneghi in aspettative troppo elevate e frustranti?

Riconoscere un talento è semplicissimo, il valore aggiunto è talmente evidente che non si può non notare. Il vero problema è il rischio di bruciare un atleta e qui il ruolo di allenatore/educatore è cruciale. Solo con un aggiornamento formativo costante l’istruttore sarà in grado di non portare l’atleta al fenomeno del burn – out scegliendo il giusto compromesso tra qualità e quantità. Spesso si tende a sovrallenare un atleta per ottenere dei risultati nel breve periodo, gli stessi che però non saranno funzionali alla massima espressione delle sue qualità. Bisogna garantire la persona, guardare prima di tutto lo stato d’animo, il bambino viene prima di noi, dei risultati, del talento.